Teniamo a condividere sui nostri canali una riflessione che incarna perfettamente lo spirito con cui si muove la nostra associazione. Ringraziamo a nome del nostro gruppo locale, il CICAP Veneto, l’autore Gianni Allegro, per averci permesso di diffondere le sue parole che ben rispecchiano il nostro pensiero.

In quest’epoca confusa in cui molti stanno cercando rifugio nelle pseudoscienze, è frequente trovarsi a discutere con persone che ignorano che cosa sia il metodo scientifico e considerano i postulati delle pseudoscienze come scientificamente verificati. Personalmente trovo queste discussioni sempre molto frustranti, perché partendo da presupposti diversi è praticamente impossibile arrivare a intendersi. Ne segue talvolta per me un desiderio di sfogo attraverso brevi scritti, più che altro riflessioni, per tentare di mettere ordine nei miei stessi pensieri e, chissà, in quelli di qualcun altro che abbia voglia di riflettere.

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Scienza, più che il significato generalmente accettato di ‘conoscenza’, ha secondo me più correttamente il significato di ‘ricerca della conoscenza perseguita attraverso il metodo scientifico’. Galileo sembra essere stato il primo ad asserire che le “sensate esperienze” devono essere seguite dalle “dimostrazioni necessarie” per giungere a una conoscenza il più possibile oggettiva della realtà. Che è come dire che non c’è scienza e non c’è sapere condivisibile se non si conducono gli esperimenti con determinate modalità e se questi non sono ripetibili. Pertanto, quando ci chiediamo come mai la scienza (e la tecnica) non abbiano già o non sappiano fornire rapidamente le risposte alle nostre domande e ai nostri problemi, forse è perché stanno camminando su sentieri irti che richiedono, oltre alle ipotesi, anche le dimostrazioni.

Non voglio dire con questo che per l’uomo debba esistere soltanto la conoscenza scientifica. Esistono indubbiamente altri tipi di conoscenza, molti dei quali rispettabili dai punti di vista etico, sociale e individuale. Come potremmo avere una vita felice, o quanto meno vivace e interessante, e come potrebbero organizzarsi le società senza le intuizioni, le passioni, le tradizioni, le fedi, le credenze? Tutte queste forme di conoscenza hanno però una caratteristica comune, ovvero la forte base culturale e personale, radicata nel nostro vissuto e nella cultura in cui siamo immersi fin dalla nostra infanzia, e pertanto seguono strade misteriose ed emozionali, di cui sovente non ci rendiamo conto perché sono state ormai ‘acquisite’ dal nostro inconscio, tanto da diventare parte di noi e motori della nostra esistenza. Nessuna di queste forme di conoscenza, pure importantissime per la qualità della vita, ci richiede una dimostrazione oggettiva (secondo il metodo scientifico) della sua verità, che più o meno consciamente dobbiamo (o vogliamo) accettare. Sono proprio le conoscenze sbandierate per verità ultime e immutabili (diverse da cultura a cultura ma da ciascuna ritenute assolutamente vere e indiscutibili) che più richiedono l’accettazione di dogmi ‘a priori’, non dimostrabili, la qual cosa non sembra procurare particolari problemi alla maggior parte di noi.

L’accettazione acritica di alcuni presupposti accomuna dunque gran parte di queste forme di conoscenza, mentre la scienza moderna si muove attraverso continue verifiche dei risultati raggiunti e rimette continuamente in discussione le sue ipotesi, con l’obiettivo di elaborare teorie sempre più perfezionate che tentano di avvicinarsi a una descrizione il più possibile oggettiva del reale. La scienza non è una conoscenza acquisita una volta per tutte ma è in realtà un percorso, una via tortuosa di avvicinamento al sapere che non ha mai fine. Aggiungo io che gli scienziati hanno, sebbene non dichiarata, la frustrante consapevolezza che non potranno mai arrivare a una comprensione davvero completa della realtà, consci però anche del fatto che questa, per quanto difficile, è probabilmente l’unica strada che può guidare l’umanità in un percorso condiviso di conoscenza e di progresso. Credo sia difficile non convenire sul fatto che non tutti i punti di vista hanno lo stesso valore, se quella che cerchiamo è una conoscenza il più possibile oggettiva e condivisibile del reale.

Secondo il mio pensiero, ciascuno di noi dovrebbe avere il diritto di seguire le vie della conoscenza a lui più consone per il raggiungimento della sua personale realizzazione (felicità mi sembra un termine generico e utopistico). Ma sono altrettanto convinto che chi ha in mano la responsabilità della vita o del benessere di altre persone e penso in particolare al campo medico dove periodicamente scuole alternative propongono rimedi taumaturgici che trovano fertile terreno nella fragilità e nella disperazione delle persone malate ̶ abbia il dovere etico di non imporre a loro le sue personali visioni della realtà, se non sono suffragate da solide basi scientifiche. Anche se l’applicazione di rimedi pseudoscientifici, cioè privi di validazione scientifica, non comportasse alcun danno diretto per la salute, i pazienti affetti da patologie importanti potrebbero incorrere in gravi rischi qualora fossero indotti a utilizzarli in sostituzione delle pratiche mediche di provata efficacia.

Se guardiamo dentro di noi con la giusta dose di umiltà, è facile vedere che la nostra mente, senza che ce ne accorgiamo, è capace di chiudere più di un occhio pur di accettare come verità di comodo le teorie empiriche che emotivamente ‘ci piacciono’ o ‘ci gratificano’, focalizzandosi soltanto sugli eventi a favore di queste e ignorando invece quelli contrari. Come recita il proverbio, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, e noi non vogliamo vedere (per lo più inconsciamente) tutto ciò che ci disturba perché contrasta e mette in discussione il nostro modo di vivere e di sentire (e men che meno vogliamo sottoporlo a un esame critico e razionale). La via scientifica alla verità è invece faticosa, scomoda, piena di dubbi e di continue verifiche, spesso contraria al senso comune, come ben raccontano le vite tribolate dei maggiori geni del passato che, invisi ai custodi delle verità di comodo e di quelle immutabili ed eterne, hanno sempre pagato a caro prezzo l’avere regalato qualche briciola di conoscenza agli uomini.

Gianni Allegro

Ex-ricercatore CREA

Aprile 2021

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