Di Stefano Giolo

Per diventare novelli Sherlock Holmes delle fake news esistono svariati strumenti, ma i primi due sono capire perché esistono, e capire come riconoscerle, esattamente come per indagare su un crimine è necessario capire perché è stato fatto e riconoscerlo come tale.
Capire perché esistono e come sono fatte è fondamentale perché per la gran parte dei casi questo ci permette già di individuarle e smontarle senza neppure iniziare l’indagine; se invece fosse necessario arrivare a questo punto, internet non manca di strumenti utili.

Archive.org

Archive.org non è propriamente uno strumento di indagine sulle Fake News ma è uno strumento utile da conoscere e che ci permette di fare un salto nel passato per vedere se un sito nel tempo è cambiato, o come fosse una pagina che ora non c’è più. Archive.org si occupa di salvare periodicamente molte delle pagine di tutti i principali siti internet. Per quanto riguarda i quotidiani, questo viene fatto anche più volte al giorno, mentre i siti con uno share piuttosto modesto sono scansionati molto più di rado. Questo strumento ci viene in aiuto, ad esempio, quando una testata giornalistica che aveva pubblicato una Fake News l’ha rimossa senza scusarsi: è probabile che su questo sito sia rimasta salvata. O può essere utile in casi di diffamazione per trovare una prova del misfatto.
Si può scegliere un sito e navigare a ritroso nella storia recuperando le pagine di diversi anni prima.

Questa, ad esempio, è la prima pagina di Repubblica del 09 Febbraio 2006, una data a caso.
Quando durante un’indagine è necessario salvare una pagina, uno screenshot non può bastare, in quanto è facile realizzarne uno finto con un programma di grafica. Archive.org ci permette anche di forzare il salvataggio di una pagina specifica in un dato momento, e recuperarlo quando ne abbiamo bisogno.

Uso avanzato di Google

In Google c’è quasi sempre la risposta a tutto. Ma a volte è difficile trovarla, vero? Non è l’unico motore di ricerca al mondo ma sicuramente è il più diffuso in Italia. Ci sono moltissime alternative e forse, se stessi parlando di sicurezza e privacy non sarebbe il primo motore di ricerca che consiglierei. Tuttavia, riguardo agli strumenti di indagine e ricerca avanzata, è sotto certi aspetti molto più avanti di altri.
Sul mio blog ho fatto un articolo specifico in cui spiego tutti i cosiddetti operatori e parole chiave utili a fare ricerche avanzate; qui mi limiterò a spiegare i più importanti.

Durante un’indagine è possibile dover cercare un contenuto all’interno di uno specifico sito. Se, per esempio, siamo interessati a conoscere tutti gli articoli sugli alieni pubblicati sul sito www.ilmiositopreferito.it, potremo farlo scrivendo nella casella di ricerca alieni site:www.ilmiositopreferito.it

A volte ci interessa trovare siti che abbiano nell’indirizzo web la parola che stiamo cercando, qualcosa come www.alieni.it, www.gliamicialieni.com, www.sitobellissimo/quantabellezza/alienibellissimi. Potremo farlo cercando inurl:alieni

In maniera similare, volendo trovare pagine che abbiano la parola alieni nel titolo potremo farlo cercando intitle:alieni

A volte capita che una ricerca fatta scrivendo due o più parole dia risultati che ne contengono solo alcune. Per esempio, stiamo cercando alieni in Egitto e troviamo pagine che parlano solo di alieni o solo di Egitto. Cercando invece alieni+egitto forzeremo il motore di ricerca a mostrarci pagine dove entrambe le parole o i concetti siano inclusi.

Al contrario, se vogliamo escludere un tema, ad esempio stiamo cercando gli alieni nella storia ma siamo stufi di trovare riferimenti agli alieni in Egitto possiamo scrivere alieni nella storia -egitto.

Se invece abbiamo bisogno di trovare una frase completa, come gli alieni ci evitano di proposito, sarà possibile farlo mettendo la frase tra virgolette: “Gli alieni ci evitano di proposito”

Se cerchiamo un file, ad esempio un pdf che parli di alieni in Egitto possiamo farlo cercando alieni in egitto filetype:pdf

Possiamo anche fare combinazioni di queste, cercando ad esempio alieni in egitto -“ramses II” +”un’estate al mare” filetype:pdf. Se saremo molto molto fortunati potremmo trovare il pdf del racconto di quella volta che gli alieni sono stati in Egitto in vacanza senza passare dal faraone Ramses II.

L’utilizzo delle frasi complete, come già spiegato con l’uso delle virgolette, a volte mette allo scoperto i copioni. Se troviamo ad esempio un articolo in cui ci sia scritto il proemio dell’Iliade di Omero con un errore, facciamo ad esempio “cantami, diva, del pelide Achille” al posto di “cantami, o diva, del pelide Achille”, cercando la frase esatta, errore compreso, troveremo tutti quelli che hanno fatto lo stesso errore. Compresa forse la fonte da cui l’articolo è stato copiato. Spesso ovviamente vale la stessa cosa con frasi senza errori. Più spesso di quanto ci si possa aspettare, facendo di queste ricerche si scoprono articoli copiati quasi di sana pianta da Wikipedia.

Dovendo fare ricerche complesse, comunque, non è necessario ricordarsi tutti gli operatori e le parole chiave: Google ha creato un’apposita pagina di ricerca avanzata all’indirizzo https://www.google.com/advanced_search. Le opzioni sono molte e probabilmente bastano per la grande maggioranza delle situazioni.

Menù Strumenti di Google

Durante le ricerche su Google c’è sempre un tasto “strumenti” sulla destra. Questo apre una serie di opzioni diverse a seconda del contesto.
Nelle ricerche normali è possibile scegliere ad esempio la lingua o il periodo temporale di pubblicazione della pagina che stiamo cercando. Sulla ricerca ‘per immagini’ si può cercare per dimensioni (voglio un’immagine piccola o grande?), prevalenza di colori, diritti di utilizzo (di utilizzo libero, coperta da copyright, o altro), tipo (disegno, foto, clipart, gif animata), e anche questa volta per data. Sulla ricerca ‘per notizie’ è possibile cercare per data di uscita o per pertinenza all’argomento.

news.google.com

È un aggregatore di notizie. Se cercate la stessa notizia su diverse fonti questo è un ottimo strumento per correlare come la pensa una testata piuttosto che un’altra o per capire quanto una notizia sia citata in Italia e nel resto del mondo

books.google.com

Contiene invece la versione digitalizzata di milioni di libri; se state cercando ad esempio l’autore di una citazione, cercarlo qui potrebbe essere una buona idea.


images.google.com

Se avete una foto e volete sapere cosa sia e dove sia stata scattata, o se comunque volete provare a cercarne la fonte, chi l’abbia pubblicata o qualunque tipo di informazione, Google Images è un buono strumento. A volte, anche una foto di qualità non particolarmente alta con uno scorcio non immediato da riconoscere, viene riconosciuta con facilità e può essere un buon punto di partenza per un’indagine.

Spesso è in grado di riconoscere il volto di persone note, scorci di ambienti, oggetti e molto altro. Spessissimo ci permette di scoprire che la foto usata in un articolo e spacciata come scoop è in realtà una foto di repertorio o peggio una foto decontestualizzata e riutilizzata altrove.
Anche qui è possibile ricercare per data, cercando quindi se la foto sia stata pubblicata in precedenza e risalendo con un po’ di fatica al primo che l’ha pubblicata. Altre volte ci permette di trovare la foto originale da cui è stata creata quella contraffatta.

In tutti i browser moderni, facendo click con il tasto destro del mouse è in genere possibile fare una ricerca per immagini.

Visualizzazione dei Metadata della foto

Nelle foto in genere vengono salvate molte informazioni che sono “invisibili”, informazioni come la posizione GPS dove è stata scattata, l’autore, il tipo di dispositivo che l’ha scattata e altro.

Windows e MacOs X, ma anche ormai ogni smartphone, permettono di visualizzare le proprietà, o le informazioni, o i metadata delle foto. Su computer in genere usando il tasto destro del mouse, su smartphone tenendo premuto il dito sull’immagine. Molti social network o siti comunque tendono a rimuovere in automatico queste informazioni, quindi sono più utili su una foto mandata da qualcuno che conosciamo che su qualcosa trovato in rete. Va tenuto conto che sono comunque informazioni falsificabili con un semplice software, e pertanto prive di ogni valore legale.

Google Street View

Cosa c’entra con le foto? C’entra moltissimo. Il servizio Google Maps https://www.google.it/maps, permette di visualizzare una versione “passeggiabile” delle mappe, in una versione fotografica.

Molto spesso in caso di attentati, incidenti o fatti di cronaca viene indicato il luogo dove questi sono avvenuti. Con Google Street View è possibile visitare virtualmente il luogo. Ovviamente le immagini sono prese in un momento nel passato che potrebbe non esserci utile, ma ad esempio nel caso delle notizie sui danni precedenti al crollo del ponte di Genova anche Google Street View è stato utile per ricostruire parecchie informazioni su come fosse lo stato prima del crollo.

jpeg-snoop

Jpeg-snoop è una piccola applicazione per Windows scaricabile gratuitamente a questo indirizzo: tinyurl.com/y8u8rkw3. Fornisce svariate informazioni su una foto, compresi numerosi dati tecnici. L’analisi suggerisce anche la probabilità che una foto sia stata ritoccata, ma da quando utilizziamo gli smartphone la gran parte delle foto è ritoccata in partenza dal software di miglioramento della fotocamera, quindi non considererei questa informazione eccessivamente affidabile.

Metodi empirici

Molto più spesso le foto false si riconoscono da metodi empirici, cioè osservando i dettagli. In generale le parti di una foto che difficilmente un grafico riesce a contraffare (senza ingenti investimenti almeno) sono i riflessi e le ombre. Molto spesso è osservando questi che si notano i difetti che ci svelano il trucco.

Nei riflessi capita sovente di vedere la fotocamera o un ambiente diverso da quello della foto, mentre le ombre spesso sembrano non essere coerenti con la fonte luminosa. Se ad esempio una persona ha un’ombra non coerente con le altre, o meglio ancora non ce l’ha, è probabile che la foto sia contraffatta e bisogna a quel punto focalizzarsi meglio sui contorni della persona stessa per vedere se ci sono difetti e incoerenze nei pixel, o visibili aree di ritaglio in quella zona.
Altre volte invece ci vuole un certo spirito di osservazione.

 

 

 

Tempo fa questa è stata considerata come la foto di un terrorista che si è fatto esplodere in un attentato suicida a Parigi. Sarebbe bastato farsi alcune domande: perché il ragazzo dovrebbe essere così sorridente? Perché dovrebbe avere un copricapo Sikh se era un terrorista islamico? Perché le prese di corrente che si vedono sono quelle usate in Usa e in Canada e non quelle francesi? Perché la zona attorno alle dita, delle braccia e al presunto Corano sembra di colore così strano? C’è un altro dettaglio che non menzionerò ma che sarebbe stato il primo, per un buon osservatore, a dimostrare che la foto era una presa in giro ma nonostante tutto è stata creduta dai giornali di tutto il mondo. In questo caso lo strumento migliore sarebbe stato lo spirito di osservazione.
Ancora una volta osservare i dettagli. Non quello che la foto vuole rappresentare, non il soggetto principale, ma le minuzie che lo circondano.

Deformazioni spaziali

Molto spesso le deformazioni fatte per migliorare il corpo o comunque per modificare una foto, si portano dietro altre deformazioni:

ClioMakeUp ha scritto un interessante articolo proprio su questo argomento e le star che tutti conosciamo.

Se è a bassa definizione, probabilmente è falso

Un’altra regola di oggi è “se è in bassa definizione è quasi certamente falsa”. Oggi possediamo tutti uno smartphone che fa foto incredibilmente belle, ormai è quasi matematico che perfino nel rarissimo caso di un aereo che precipita qualcuno faccia in tempo a farne una foto o un filmato di definizione discreta.
Possibile che tutte le foto e i filmati di avvistamenti ufologici siano in bassa definizione?
Probabilmente molti di questi sono artefatti grafici, o foto e filmati modificati. Perdendo molta definizione si tende a perdere anche le prove della contraffazione.

Conclusioni

Riassumendo, il metodo migliore è accumulare esperienza soprattutto nel controllo dei dettagli: riflessi, ombre, zone deformate, zone con pixel visibili.

E per i video?

I video hanno lo stesso genere di problematica delle foto, ma spesso sono più difficili da riconoscere, in quanto la Computer Grafica sotto alcuni aspetti è molto avanzata. Vanno osservati su schermi ad alta definizione e fermati di tanto in tanto per visualizzare singoli frame. Soprattutto nei momenti di “entrata in scena” e di “uscita di scena” dell’oggetto o persona o situazione che vogliamo verificare. Abbiamo l’esperienza che nei film si riescono a fare cose incredibili ma spesso le esplosioni o le scene mirabolanti ci danno la sensazione di qualcosa di “sbagliato” e di poco credibile.
Negli ultimi anni si parla del Deepfake: software complessi hanno la capacità di imitare il volto di una persona e i movimenti facciali per creare un falso filmato. I risultati non sono ancora perfetti, osservando in particolare la bocca e gli occhi si vede che qualcosa non va, ma le cose stanno procedendo abbastanza in fretta.

Al momento non esistono molti strumenti di pubblica utilità per riconoscere un deep fake ma, di pari passo con lo sviluppo dei sistemi per crearli, stanno crescendo anche quelli per verificarli e probabilmente in un futuro non lontanissimo questa sarà la nuova frontiera della lotta alle Fake News.

Invid project

Per quanto riguarda i video e le Fake News esiste un interessante progetto, Invid project che propone un’estensione per Google Chrome, Microsoft Edge (tutte le estensioni Chrome sono compatibili con Edge) e Firefox. Permette di fare del debunking di video, in particolare di video pubblicati sui social network.

Il servizio è in continua evoluzione e permette dei discreti risultati in poco tempo.

Per maggiori informazioni ho affrontato il tema in maniera più approfondita sul mio blog: https://www.stefanogiolo.it/fakenews