Di Stefano Giolo

Per riconoscere le fake news oltre a capire perché esistono è importante capire come sono fatte. Se non si tratta di una informazione causata da un errore, la due caratteristiche principali sono colpire, e dare una forma di guadagno all’autore. Può essere un guadagno economico, di consensi o anche solamente la soddisfazione del buon umore.
Già questo può essere un primo metodo per discriminare una news da una fake news. Se un’azienda, un esponente politico o un personaggio famoso dichiara qualcosa che lede la propria credibilità, affidabilità, o la vendibilità dei propri prodotti quasi certamente la notizia sarà vera. Se al contrario la notizia fa crescere i consensi in maniera verticale è possibile che sia una bugia. Dipende poi da come viene esposta la notizia: è il caso purtroppo di alcune azioni benefiche o umanitarie, che talvolta nascondono operazioni di marketing.

Pregiudizi

Molto spesso le Fake News fanno leva sui pregiudizi del lettore. Si tratta di utilizzare i cosiddetti Bias Cognitivi. Wikipedia definisce i bias cognitivi come “giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio”. In epoca remota era proprio questo senso di premonizione apparente ad allertare i nostri istinti in anticipo, a volte a ragione e a volte a torto, permettendoci di fuggire da un pericolo prima di affrontarlo realmente. Un po’ come a volte guidando ci capita di frenare improvvisamente, per un pedone che realmente sta per attraversare o solo per un’ombra passeggera. Se i bias cognitivi sono stati da un lato un grande aiuto nella spinta evolutiva, a volte ci fanno incappare nell’errore di fidarci di qualcosa di cui non dovremmo. Se una persona ci sta antipatica a pelle e non ci fidiamo di lei, a poco serve che i conoscenti ce ne parlino bene: quando ci inviterà per un aperitivo probabilmente tenderemo a non accettare l’invito. Al contrario se di una persona ci fidiamo perché a pelle sembra una bella persona a volte finiamo per farci imbrogliare da lei.
Nelle notizie, e nella ricerca delle notizie, accade lo stesso. Abbiamo tutti la tendenza a fidarci di più di quelle che assecondano i nostri pregiudizi. Anche gli affezionati alla scienza hanno senza dubbio più propensione a fidarsi di un premio Nobel per la medicina che di uno studente o neolaureato, nonostante la consapevolezza che i premi Nobel possono sbagliare e lo hanno già fatto.
Per questo spesso le Fake News si basano su posizioni razziste aumentando i motivi di odio, o su tecnologie poco conosciute aumentandone la paura, o sulla paura che chi è più forte, intelligente o ricco di noi possa controllarci, o sul fatto che i nostri mali sono colpa di qualcun altro. In genere confermano qualcosa di cui abbiamo già paura o verso cui proviamo già rabbia e rafforzano questi sentimenti. Così è più facile crederci e, al contempo, giustificarsi.
Vale spesso anche per quanto riguarda le bufale meno importanti, quelle che usano i nonni, o i genitori per insegnare qualcosa ai bambini: basti pensare all’idea degli sconosciuti che danno caramelle drogate ai bambini o a storie come quella di un gruppo di ragazzini scout tutti investiti da un’auto in corsa che cambia di città in città indicando un luogo diverso. Confermano paure che si hanno, e attivano i nostri bias cognitivi, anche se a fin di bene. Il principio è “In effetti è credibile, conferma le mie idee, perché non prenderla per vera?”.

La paura funziona

Fateci caso: quando c’è una notizia falsa su una nuova cura o un nuovo motore ad acqua o simili, la cosa si smonta in poco tempo. Le persone non mantengono interesse su questo a meno che il meccanismo non funzioni al contrario: darci la paura che qualcuno ce lo voglia nascondere. La paura resta. La paura funziona. Per quanti anni hanno provato a convincerci che le auto elettriche erano fattibili ed economiche ma i cattivoni del petrolio remavano contro? Ora che la tecnologia è avanzata abbastanza per dimostrarci che oggi è fattibile ma ieri no, il complotto è svanito nel nulla. Ogni tanto qualcuno riporta ancora la bufala dell’auto ad aria o di quella ad acqua, ma ormai l’evidenza che sull’elettrico le cose non erano bloccate da un complotto ma da un limite tecnico mette in nuova luce anche queste ultime. Quanta paura c’era per l’avvento del terribile 4G sui cellulari? Ora dopo anni di onorato servizio privo di danni, e l’apparente amnesia di chi se ne lamentava, il 4G sta per essere sostituito dal 5G e la paura torna, alimentata per i soliti interessi economici e politici: il paradosso di un complotto finto creduto da molti creato da un complotto vero creduto da pochi. Un po’ come per l’Olio di Palma e molti altri.

Come vengono costruite le fake news?

Ci sono molti metodi per fabbricare una Fake News. Uno dei più usati è quello di utilizzare foto fuori contesto. Uno dei casi che ho trovato più emblematici è stato quello di questa foto

Venduta come foto di un terrorista suicida in Francia ma rivelatasi banalmente una foto ritoccata a partire da questa


Eppure ad un occhio attento, anche senza trovare l’originale c’erano parecchie cose che non tornavano. Il copricapo della religione Sikh era l’elemento più evidente, che mal si adattava all’immagine di un terrorista islamico;  la presa di corrente che si vede in primo piano è quella utilizzata in Canada e negli Stati Uniti, ma l’attentatore doveva essere in Francia; c’era pure nascosto un piccolo easter egg nella foto modificata che lascio al lettore trovare ma che era chiaramente un segno che la foto fosse uno scherzo. Eppure all’epoca moltissime testate internazionali l’hanno rilanciata come vera. Era scuro di pelle, aveva la barba lunga, e indossava un giubbotto esplosivo, e questo era sufficiente per crederci.

Un altro metodo, sempre tramite le foto, è quello di utilizzare un buon fotografo che sa come non sempre l’uso di un obiettivo dia un risultato obiettivo.

accoglienza salvini bari foto video folla fake - 1

Questa ad esempio è la foto che un noto politico italiano ha utilizzato per un comizio a Bari, seguita da una foto dello stesso comizio ripreso da un abitante del luogo. Chiaramente il modo in cui sono state inquadrate le persone dà due rappresentazioni decisamente diverse della situazione e questa è una tecnica usata moltissimo quando si devono mostrare i consensi, o i dissensi, delle persone a comizi, concerti, o manifestazioni in genere. Come quando si decide a fronte di grandi manifestazioni di focalizzarsi magari su fatti di piccole percentuali: se in una grandissima manifestazione c’è una larga maggioranza di persone pacifiche e pochissime violente, basta focalizzarsi sulle poche violente per distruggere la credibilità di tutte le altre.

Un altro metodo di sicuro impatto è l’interpretazione creativa dei dati. Non è difficile ad esempio trovare correlazioni false tra dati.

Ad esempio, si può utilizzare un generatore di correlazioni assurde ma, come chiaramente comprensibile dal grafico qui sopra, non sempre dati apparentemente simili hanno correlazione reale.
Un altro meccanismo spesso usato è utilizzare frasi come “Dallo scorso anno gli incidenti sono raddoppiati”. Ma è diverso se lo scorso anno gli incidenti sono stati uno o centomila. Nel primo caso quest’anno sono stati due, nel secondo duecentomila. Un altro meccanismo sempre legato alla statistica è l’uso della media. Ricordiamo sempre che se io mangio due polli e tu zero, in media ne abbiamo mangiato uno a testa, ma tu hai comunque fame.
Una media, se non spiegata, è un dato spesso privo di valore. Per questo in statistica per definire una popolazione si usano media, mediana, varianza e deviazione standard, e non solo la media. La stessa cosa viene usata spesso per la questione delle cure mediche. Analizzando i dati forniti da Antivaccinisti o dai sostenitori di cure alternative ci si rende conto che spesso i presunti test sono fatti su quantità irrisorie di persone (poche decine) e che vogliono contrapporsi a test fatti su migliaia o milioni di persone. Oppure spesso si basano sulla cosiddetta aneddotica, ossia il principio di mio cugino: con lui ha funzionato quindi è vero. Ovviamente i test clinici non funzionano in questo modo.

Perché è meglio non condividere cose di cui non siamo sicuri?

Perché qualcuno potrebbe crederle vere. Una volta messa in rete una notizia falsa, il rischio è che continui a tornare nel tempo e che qualcuno la prenda per vera. Vale sia per le bufale a sfondo politico o di pura informazione quanto per quelle che denigrano qualche persona o, peggio, che consigliano di fare qualcosa di potenzialmente pericoloso.
Se qualcuno verrà picchiato, discriminato o addirittura ucciso a causa di una Fake News che io ho condiviso, ne sono responsabile anche io. Se qualcuno si è bruciato la faccia o la casa per la goliardia di aver condiviso che basta aggiungere un po’ di acqua alla frittura per migliorarla, sarà colpa di chiunque abbia condiviso questa informazione pericolosa.
Un caso famoso è stato il “Pizzagate Conspiracy Theory” dove un uomo è entrato con un fucile in un ristorante a causa di una teoria cospirativa legata a un presunto, e inesistente, giro di pedofilia e violenza minorile. La colpa morale è di tutti quelli che hanno condiviso la teoria.

Come non cadere nei Bias Cognitivi?

Tutti, indipendentemente dall’estrazione culturale o ambientale, ne siamo vittima. Dal bambino più innocente allo scienziato più esperto. Chiunque. L’unico modo è quello di cercare di trovare informazioni da più fonti, meglio se contrastanti tra loro. Di prendere seriamente in considerazione anche le opinioni diverse dalle nostre e valutarle, cercare di conoscerle e solo dopo decidere se scartale o meno. Cercare di essere consci dei propri pregiudizi e del rischio di cadervi.
A tal proposito consiglio questo interessante articolo di efficacemente.com: i 23 bias cognitivi che ti incasinano la vita.

 

Per maggiori informazioni ho affrontato il tema in maniera più approfondita sul mio blog: https://www.stefanogiolo.it/fakenews