Il tema è molto complesso. Una verifica integrale dell’attendibilità di una previsione meteorologica è molto difficile da realizzare, perché occorrerebbe tenere conto di tutte le variabili che caratterizzano la previsione stessa e cioè, ad esempio, la copertura nuvolosa, l’andamento della temperatura, il tipo e la quantità di precipitazione, il regime dei venti e la loro provenienza, ecc..
Oltre a ciò, la verifica andrebbe effettuata sia nel tempo (spesso nella previsione si usano termini poco precisi come “tardo pomeriggio”, “nelle prime ore”, “a fine periodo”, che rendono difficoltosa un’interpretazione univoca degli eventi) sia nello spazio, cioè la verifica deve tenere conto di ciò che si è osservato effettivamente nell’area o nella località cui la previsione meteorologica si riferisce. Ad esempio, una previsione che riguarda “la pianura veneta” può risultare corretta solo per una zona (il basso veronese) e non per un’altra (l’alto veneziano).
Come si procede operativamente alla verifica della previsione?
Ciononostante è consuetudine analizzare la corrispondenza fra quanto previsto e ciò che si è effettivamente verificato solamente per una variabile alla volta, perché analisi contemporanee di più variabili (ad esempio precipitazione e temperatura) risulterebbero troppo complesse.
Il sistema più semplice per verificare l’affidabilità delle previsioni meteorologiche consiste quindi nel conteggio e nella successiva analisi statistica dei 4 casi che possono presentarsi:
- previsione dell’evento (es. pioggia sì) / evento verificato (ha effettivamente piovuto) = previsione corretta;
- previsione dell’evento (es. pioggia sì) / evento non verificatosi (non ha piovuto) = falso allarme;
- mancata previsione dell’evento (es. pioggia no) / evento verificato (ha effettivamente piovuto) = mancato allarme;
- mancata previsione dell’evento (es. pioggia no) / evento non verificatosi (non ha piovuto) = previsione corretta.
La complessità aumenta qualora fra gli eventi di cui si vuole verificare l’attendibilità previsionale si voglia far rientrare ad esempio la probabilità di precipitazione o la verifica areale invece che puntuale dei fenomeni previsti, o ancora qualora si vogliano verificare previsioni di tipo quantitativo, come i millimetri di precipitazione, o di tipo qualitativo, come nel caso, ad esempio, della distinzione fra pioggia, neve, grandine, ecc.
Approfondimenti sull’argomento sono disponibili sulle pagine web del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia.
Articolo di: Alberto Bonini, vicedirettore del Servizio Meteorologico dell’ARPA Veneto.