Si sente spesso la frase “Ho i dolori alle ossa, sta per piovere” oppure “Mi fa male all’osso che mi sono rotto, cambierà il tempo”. Cosa pensa la scienza di queste affermazioni? C’è qualcosa di vero? Ci si può fidare di queste sensazioni?
Che le diverse condizioni meteorologiche abbiano un’influenza sull’andamento delle malattie reumatiche è nozione ampiamente confermata dall’esperienza empirica, la quale dimostra che i pazienti affetti da reumatismi sono a tal punto sensibili alle variazioni climatiche da essere spesso in grado di formulare le previsioni del tempo. Pochi sono peraltro gli studi clinici controllati pubblicati sull’argomento. La questione è di notevole interesse, se non altro per le dimensioni del fenomeno, considerando che secondo i dati dell’ISTAT le malattie reumatiche sono al primo posto fra le patologie croniche in Italia.
Le condizioni meteo posso causare i reumatismi?
La maggior parte delle malattie reumatiche è causata da fattori molteplici e c’è un consenso comune sul fatto che le diverse condizioni climatiche non figurino tra i fattori scatenanti: lo conferma la loro diffusione in maniera ubiquitaria nel mondo, senza che vi siano differenze rilevanti fra regioni caratterizzate da condizioni meteorologiche molto diverse.
Appare invece evidente l’influenza dei fattori atmosferici sulla sintomatologia e quindi sul decorso clinico delle principali malattie reumatiche, anche se la letteratura non è del tutto concorde sull’argomento.
Osteoartrosi
Partendo dalla forma di reumatismo più frequente, l’osteoartrosi, alcuni lavori hanno dimostrato che il dolore aumenta significativamente nelle giornate umide e con bassa pressione e nei periodi di clima freddo. L’aumento delle contratture muscolari e la riduzione della soglia di stimolazione dei nocicettori appaiono i fattori determinanti nel peggioramento della sintomatologia dolorosa nei pazienti affetti da artrosi.
Reumatismi extra-articolari
Passando ai reumatismi extra-articolari, nella fibromialgia è ben documentato che le variazioni atmosferiche e soprattutto le giornate molto ventose possano innescare un’accentuazione del dolore e dei sintomi. Alcuni lavori hanno però negato la correlazione fra intensità del dolore e variazioni meteorologiche.
Artrite reumatoide
Nell’artrite reumatoide, prototipo dei reumatismi infiammatori cronici, sono state rilevate significative correlazioni tra aumento dell’infiammazione e modificazioni atmosferiche quali riduzione della pressione atmosferica (associata al peggioramento meteorologico), diminuzione della temperatura e incremento dell’umidità. Si ritiene, in particolare, che la minore pressione esercitata dall’esterno su un’articolazione infiammata quando è in arrivo una perturbazione piovosa determini un aumento della pressione all’interno del cavo articolare, con conseguente aumento del dolore.
Connettiviti
Le connettiviti sono patologie autoimmuni che causano infiammazione della pelle. Il decorso clinico delle due più frequenti nella popolazione, il lupus eritematoso sistemico e la sclerodermia, subisce l’influsso negativo di condizioni climatiche opposte: nella prima malattia le lesioni cutanee vengono esacerbate dall’esposizione ai raggi solari, nella seconda i fenomeni di vasospasmo peggiorano con l’esposizione alle basse temperature.
La scienza sta ancora dibattendo
In definitiva, dalla maggior parte della letteratura si evince che il decorso clinico e in particolare la sintomatologia dolorosa di molti pazienti affetti dalle principali malattie reumatiche possono essere influenzati dalle variazioni delle condizioni meteorologiche, mentre i dati di altre pubblicazioni non supportano questa affermazione. A tale proposito, in una recente pubblicazione riguardante un’enorme casistica di oltre 11 milioni di pazienti americani affetti da diverse forme di reumatismo, che nell’arco di un quinquennio si sono sottoposti ad almeno una visita reumatologica, è stato rilevato che non vi erano correlazioni significative fra intensità del dolore ed entità delle precipitazioni piovose nella settimana in cui era stata effettuata la visita.
Articolo di: Franco Cozzi, UOC di Reumatologia – Università di Padova