La previsione meteorologica è l’evoluzione futura, per una località o, meglio, per un territorio, di un cosiddetto “stato iniziale” dell’atmosfera. Conoscendo infatti i valori delle diverse variabili che caratterizzano, dal punto di vista fisico, l’atmosfera nei suoi vari strati, dal suolo fino ad altezze troposferiche (temperatura, pressione, umidità, velocità e direzione del vento, stato del cielo, ovvero la sua nuvolosità, precipitazioni in atto o meno, tipo di precipitazione, ecc.), e conoscendo le leggi fisiche che regolano il moto delle particelle d’aria nell’atmosfera, sarebbe teoricamente possibile “prevedere”, cioè “calcolare” come evolverà l’atmosfera, e quindi “il tempo” in atto dopo un certo intervallo.

Cosa rende complessa la previsione meteorologica?

I problemi nascono da due elementi principali: lo stato iniziale e la complessità delle leggi fisiche.

Monitoraggio di tutto il globo

Lo “stato iniziale” da considerare è quello dell’intero globo terrestre.

Pur essendo notevolmente aumentata l’attività di monitoraggio delle variabili meteorologiche – grazie alla continua diffusione di stazioni di rilevamento al suolo e grazie anche alle incredibili capacità dei satelliti meteorologici – permangono vaste aree del pianeta prive di adeguato monitoraggio (si pensi per esempio ai deserti, agli oceani, ma anche alla Siberia o alla foresta Amazzonica). Ciò fa sì che lo “stato iniziale”, quello cioè dal quale si fanno partire “i calcoli” per capire come evolverà il tempo, non sia affatto determinato con certezza, ma costituisca esso stesso una condizione “stimata” e quindi affetta, inevitabilmente, da un certo grado di approssimazione.

Si tenga presente che piccole variazioni nello “stato iniziale” possono condurre a molteplici scenari finali, cioè a previsioni meteorologiche molto diverse fra loro.

La complessità delle leggi fisiche che regolano il meteo

In secondo luogo, c’è da considerare che l’atmosfera è un sistema complesso nel quale le leggi fisiche che regolano i movimenti delle diverse particelle, pur essendo fondamentalmente conosciute, producono effetti difficilmente controllabili a scale temporali molto lunghe.

Ne parleremo meglio, nei prossimi articoli, quando accenneremo alla finestra temporale in cui le previsioni possono essere considerate attendibili. Continuate a seguirci!

 

Articolo di: Alberto Bonini, vicedirettore del Servizio Meteorologico dell’ARPA Veneto.

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