virusI vaccini sono farmaci che contengono piccole quantità di un agente infettivo attenuato o inattivato (virus o batterio, ucciso o attenuato), di componenti di microrganismi resi innocui (singole proteine, anatossine, polisaccaridi del rivestimento glucidico) o di proteine ottenute sinteticamente.

Una volta somministrati evocano una risposta immunologica simile a quella prodotta naturalmente dall’infezione senza però portare all’insorgenza della malattia e delle sue complicanze. Questo provoca una cosiddetta “immunità artificiale” all’agente patogeno che protegge e previene per periodi più o meno lunghi il soggetto che l’ha ottenuta.

È vero quel che si dice? I vaccini contengono mercurio?

Il libro Chi ha paura dei vaccini? di Andrea Grignolio, finalista del premio letterario Galileo, ci aiuta a rispondere a questa domanda.

La molecola sotto questione è il thimerosal, o tiomersale, che è un antisettico usato per la conservazione del vaccino. Esso infatti contiene l’etilmercurio, un composto del mercurio totalmente innocuo che viene eliminato rapidamente dall’organismo, molto diverso dal metilmercurio che è tossico. Una “m” in più cambia totalmente le cose.

Al fine di capire la differenza si pensi all’etanolo, l’alcool presente nel vino e nei liquori, e al metanolo causa di morti e gravi handicap negli anni ’80.

I dati in mano alla scienza su sovradosaggio sia per l’etilmercurio che per il metilmercurio confermano la totale sicurezza dei vaccini. Alcuni vaccini ora non contengono più Thimerosal e altri continuano a contenerne ma in dosi inferiori senza che vi siano state variazioni sui casi di autismo, a riprova che non vi fosse alcuna connessione.

Va inoltre ricordato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ci sono evidenze che suggeriscono che la quantità di thimerosal eventualmente presente nei vaccini costituisca un rischio per la salute.

Per concludere, va ricordato che i movimenti antivaccinisti, una volta dimostrata l’infondatezza delle loro critiche, rivolgono le accuse verso altre molecole innocue come lo squalene, o altro, al solo scopo di screditare ed imporre le loro convinzioni a priori.

Esistono vaccini naturali? Non sarebbe meglio ammalarsi e lasciar fare alla natura il suo corso?

Qualcuno si chiede se esistono vaccini naturali – per inciso non sempre naturale è “buono” – oppure se l’immunità naturale – cioè quella ottenuta attraverso la malattia vera e propria – sia migliore o preferibile rispetto a quella artificiale. La differenza sta nel rischio che si paga per ottenere questa immunità. In poche parole si mettono sul piatto della bilancia le potenziali conseguenze della malattia e del vaccino: quello che complessivamente ne ha meno è preferibile.

La gente non si ricorda ma nel decennio 1970-79 si sono ammalate di morbillo quasi 500 mila persone. Ricordando, poi, che la mortalità varia tra le 30 e le 100 persone ogni 100 mila che si ammalano, si deduce che questa malattia ha mietuto dai 150 ai 500 morti solo in quel decennio. Il problema, purtroppo, non si ferma ai decessi nella fase acuta della malattia in quanto a distanza di anni, fino a quasi 30 dopo aver contratto la malattia, si può manifestare la panencefalite subacuta sclerosante (PESS) che è invalidante e mortale.

Spesso si leggono obiezioni di questo tenore: “Il morbillo l’abbiamo avuto quasi tutti e ne siamo tutti guariti”. Il fatto è che i bambini morti non sono qui per raccontarlo, al contrario di quelli che si sono ammalati senza conseguenze estreme. Bisogna distinguere tra il rischio percepito e quello reale, dati alla mano.