Da Skeptical Inquiree
Benjamin Radford
Volume 41.3, Maggio/Giugno 2017
Traduzione di Giulia Maffucci
Domanda:
Recentemente ho letto il suo libro Scientific Paranormal Investigation: How to Solve Unexplained Mysteries sugli errori dei ghost hunters nell’uso di rilevatori di campi elettromagnetici [“EMF detectors”] nelle loro indagini e quanto questi non siano così efficaci nel contesto in cui vengono usati. Eppure ho sempre sentito che questi rilevatori venivano usati per misurare i campi elettromagnetici perché un alto livello di questi ultimi potrebbe causare quelle allucinazioni tipiche delle esperienze paranormali e simili. Cosa ne pensa?
-M. Chapman
Risposta:
Molti ghost hunters, incluso il T.A.P.S. team [N.A.: The Atlantic Paranormal Society, organizzazione americana] nel programma americano Ghost Hunters, usano rilevatori per cercare campi elettromagnetici perché credono che intensi campi magnetici possano creare allucinazioni, che a loro volta creano l’illusione del fantasma. L’origine di questa teoria risale a una ricerca di un neuroscienziato cognitivo canadese, Michael Persinger, il quale ha scoperto che le allucinazioni, come per le esperienze extra-corporee, possono essere innescate dalla stimolazione di specifiche aree del cervello tramite determinate configurazioni di campi elettromagnetici di elevata intensità e lunghezza d’onda.
Ha proposto che i campi elettromagnetici potrebbero così essere responsabili di tutti gli avvistamenti, da UFO ad apparizioni religiose ai fantasmi. Come nota il ricercatore Chris French:
L’idea è che le fluttuazioni nel campo magnetico terrestre possono interagire con il lobo temporale, soprattutto nelle persone più sensibili in quell’area del cervello, producendo la sensazione di una presenza o allucinazioni visive… Questa spiegazione offre l’affascinante possibilità che ci possa essere questa stimolazione magnetica trans-cerebrale dietro a molti racconti di fantasmi e infestazioni. (French e Stone 2014, 99).
È una teoria interessante, ma purtroppo per i ghost hunters è solo una teoria, senza effetti comprovati. Infatti non ci sono prove o quasi che dimostrino che i campi elettromagnetici creino fantasmi. I fantasmi non sono apparsi nel laboratorio sperimentale di Persinger in Ontario; appaiono in ospedali abbandonati e scantinati di periferia. Semplicemente niente dimostra che normali dispositivi domestici possano generare campi elettromagnetici di una frequenza e potenza tali da indurre allucinazioni in un ambiente scientifico.

L’autore usa un rilevatore di campi elettromagnetici per dimostrare a una troupe televisiva come prese elettriche registrino falsi fantasmi nel teatro storico “KiMo” in Albuquerque, Nuovo Messico. Foto di Larry Barker
Infatti il neuroscienziato di Yale Steven Novella afferma che questa teoria è “congetturale su questo punto”. La stimolazione elettromagnetica usata da Persinger:
deve essere regolata su una certa frequenza per avere questo effetto. Sembra improbabile che basti regolare i campi elettromagnetici ambientali quel tanto da ottenere questo effetto… è un’idea interessante, ma non penso sia molto plausibile. Al momento siamo sicuri di poterlo replicare in laboratorio ma non sono a conoscenza di prove che facciano pensare che questo accada anche nel mondo esterno.” (Novella 2010)
Richard Wiseman, nel suo libro “Paranormality”: Why We See What Isn’t There, fa notare che molti ricercatori hanno tentato di replicare i risultati di Persinger. Un’équipe di psicologi svedesi guidati da Pehr Granqvist
era preoccupata che alcuni dei partecipanti di Persinger potessero già sapere cosa ci si aspettava da loro e che le loro esperienze fossero causate più da suggestioni che dai campi magnetici. Per eliminare questa possibilità, Granqvist ha fatto indossare a tutti i partecipanti un elmetto prestato da Persinger, assicurando che le bobine (magnetiche) fossero alimentate solo per la metà dei partecipanti. Né i partecipanti né gli sperimentatori sapevano quando i campi fossero accesi o spenti. I risultati sono stati notevoli. Granqvist ha scoperto che i campi non avevano assolutamente nessun effetto…
Nel 2009 lo psicologo Chris French e i suoi colleghi dal Goldsmiths College di Londra hanno condotto un’indagine sulle idee di Persinger nascondendo le bobine dietro i muri di una semplice stanza bianca e poi chiedendo ad alcune persone di camminare nella stanza e riferire se avvertissero sensazioni strane. 79 persone hanno visitato questa tra le più scientifiche delle case infestate per circa 50 minuti. Seguendo i passi di Granqvist, French e la sua équipe hanno assicurato che le bobine fossero alimentate solo per metà delle visite e che né i partecipanti né gli sperimentatori sapessero se fossero accesi o no. I campi magnetici non hanno avuto alcun effetto sulle possibili strane esperienze riportate dalle persone” (Wiseman 2011, 219-220).
Nella fretta di accettare questa spiegazione “scientifica” per gli avvistamenti dei fantasmi, gli investigatori estrapolano andando ben oltre le prove. Finché non è dimostrato che generali campi elettromagnetici privi di effetti osservabili possono creare la percezione psicologica di fenomeni spettrali, sondare questi campi non ha alcun valore investigativo. Se i cacciatori di fantasmi sono certi che dei comuni campi elettromagnetici domestici possano creare allucinazioni, esistono modi semplici per testare questa teoria: se Persinger ha ragione e i campi sono davvero legati a questo tipo di esperienze, è perché i campi elettromagnetici creano l’illusione dei fantasmi.
Se i fantasmi esistono, possono o no essere legati ai campi elettromagnetici (non ci sono prove che lo siano), ma i cacciatori di fantasmi che citano la ricerca di Persinger per sostenere i loro metodi stanno involontariamente indebolendo le loro stesse tesi: se siete sicuri che i fantasmi sono reali (e non un prodotto di allucinazioni da campi elettromagnetici), non ha alcun senso usare dispositivi per localizzare quei campi.
Articolo originale:
http://www.csicop.org/si/show/can_electromagnetic_fields_create_ghosts