I diritti degli omosessuali sono temi molto attuali e lo dimostra la giornata contro l’omofobia promossa dall’UE il 17 maggio di ogni anno. Affrontare la questione è complicato dal fatto che le opinioni sono viziate da convinzioni sia religiose che politiche. Ma cosa si osserva in natura, cioè nel mondo animale ? Se si cerca in rete “Omosessualità negli animali” compare in pochi secondi una sfilza di 190 mila voci utili a chi, come chi scrive, sia digiuno di tale realtà. I gay, e coloro che non li discriminano e auspicano per essi pari diritti, cercano conferme dal mondo animale per dimostrare che non c’è nulla di “contro natura” nelle loro scelte, mentre gli anti-gay auspicano esattamente il contrario. Di fatto, per la maggioranza degli scienziati l’omosessualità negli animali esiste, a prescindere dal fatto che questa debba o no “giustificare” la scelta gay nell’homo sapiens. Sono più di 1500 le specie in cui i ricercatori hanno individuato comportamenti omosessuali che vanno dal corteggiamento ai giochi erotici, alla momentanea stimolazione genitale o all’amplesso vero e proprio.

Giorgio Dobrilla  Nel 1999, in tempi lontani dunque dai nostri scontri parlamentari, Max Harrold pubblicava l’articolo “Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity”. L’autore documenta in esso come l’omosessualità sia praticata più o meno continuativamente da una minoranza di scoiattoli, pinguini, trichechi, delfini, balene, leoni, elefanti, antilopi, giraffe, zebre, bisonti, bufali, cavalli, scimpanzé, orangutan, babbuini, macachi, procioni, tacchini, cani, gatti, lupi, volpi, lepri, cavie e altri ancora. Tra i volatili troviamo gabbiani, oche, anatre, cigni, piccioni e, tra gli insetti, la libellula. La maggior quota di omosessualità animale si osserva comunque in pinguini, mammiferi marini, scimmie antropomorfe e ovini. Tra gli arieti, in particolare, una ricerca del 2004 rivela che l’8% di questi dimostra preferenze sessuali verso membri dello stesso sesso pur avendo a disposizione più pecore. Queste tendenze, che evidentemente devono ritenersi “naturali”, si completano tra l’altro con l’accudimento dei piccoli nati da precedenti accoppiamenti eterosessuali. Capita anche che due femmine si uniscano per allevare meglio i figli di una di esse e che talora la coppia omosessuale si formi solo dopo che la madre biologica rimane vedova, a probabile tutela della prole.

Insomma, in natura le varianti di comportamento sessuali sono più di una, anche se l’eterosessualità è oggettivamente prevalente, più finalizzata probabilmente alla conservazione della specie. Tornando a gay e lesbiche, certo è che una normativa ci vuole, se non altro per evitare che un giudice sia lui a dover a valutare discrezionalmente le eterogenee questioni legali e sociali con le quali una coppia gay deve confrontarsi.

Giorgio Dobrilla

Artico tratto da Alto Adige

Immagine di listverse.com