In queste settimane le cronache locali hanno dato ampio spazio a una notizia altisonante dal sapore un po’ medievale su di un presunto miracolo antoniano. Affine al prodigio d’aver dato parola ad un neonato per difendere la propria madre, il Santo, in Massachusetts, a seguito del deponimento di una preghiera davanti alle sue reliquie, avrebbe fatto ritrovare la parola ad un bimbo di 8 anni, affetto da un grave disturbo motorio e vocale. Questo, quanto annunciato in sintesi dal rettore della Basilica di Sant’Antonio di Padova, padre Enzo Poiana, via Facebook, integrato nei giorni successivi con le testimonianze dei presenti al fatto e dei coinvolti nel caso (per le cronache locali cfr. ((http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/09/12/news/affida-a-sant-antonio-il-bambino-muto-lui-a-casa-dice-la-sua-prima-parola-mamma-1.9917548)) ((http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/09/14/news/ho-incontrato-il-bimbo-e-i-genitori-dossier-alla-diocesi-1.9931603)) ((http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/09/15/news/oggi-la-verita-sul-miracolo-in-usa-1.9938113)) ((http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/09/15/news/il-miracolo-di-antonio-in-america-il-piccolo-john-paul-ha-detto-mamma-1.9935789)) ).

Ma davvero l’ipotesi miracolistica proposta per questa situazione, a cui le cronache hanno concesso molto spazio senza affiancarvi ipotesi scientifiche, e a cui i fedeli si accostano con grande emozione anche per affrontare i loro momenti d’incertezza, è un’ipotesi plausibile? Non è possibile spiegare un fatto come quello verificatosi nel Massachusetts senza alcun riferimento al divino o al soprannaturale, ma semplicemente rifacendosi a cause di carattere naturale?

Ad approfondire questo interessante quesito ci aiuta il Dott. Massimo Albertin, Direttore Responsabile del servizio di Medicina di Laboratorio del Policlinico di Abano Terme. Innanzitutto, afferma M. Albertin, per una corretta valutazione del caso «ci vorrebbero degli specialisti» affinché si possano «chiarire il livello di deficit di cui è affetto il bambino, avere delle statistiche su casi analoghi e capire dal punto di vista medico i dettagli dell’avvenimento», informazioni, queste, non riportate dalle cronache. Ciononostante, continua Albertin, «si potrebbe comunque pensare che le circostanze particolari a cui è stato sottoposto il bambino, abbiano favorito un gesto, un atto che nulla ha di miracoloso, ma che come tale può essere interpretato da chi si trova in uno stato di forte attesa e che, partendo da una situazione di disagio (la malattia/deficit del bambino) nutre una forte speranza di cambiamento. E qualsiasi cambiamento può essere in queste condizioni interpretato come straordinario e quindi, per chi ci crede, miracoloso.»

Un miracolo, procede M. Albertin, è «un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali, che si considera operato da Dio direttamente o tramite una sua creatura. Ma, come viene ricordato nel sito dell’UAAR, la definizione di miracolo quale “evento che supera le leggi di natura” riflette solo una carenza attuale di valide spiegazioni, che risulteranno in genere possibili in un secondo tempo. Se poi a questo aggiungiamo la suggestione, capiamo anche come questo tipo di notizie sia un po’ come le ciliege: una tira l’altra. E infatti pochi giorni dopo sul Gazzettino compare un nuovo “miracolo”: Miracolo a Medjugorje: avevo la sclerosi multipla e sono guarita. Ricordo che in medicina esistono le cosiddette “guarigioni spontanee”. Sono rare percentualmente, ma non così infrequenti come numero assoluto, visto che si contano almeno 176 casi negli ultimi 60 anni, certamente più dei 68 miracoli “certificati” di Lourdes nell’ultimo secolo e mezzo. Come dire che è statisticamente più probabile guarire “miracolosamente” standosene a casa che andando in pellegrinaggio. Di guarigioni miracolose parla in maniera documentata il blog medbunker».

Uno dei problemi, conclude M. Albertin, è che «chiunque può gridare “al miracolo” e trovare una cassa di risonanza nei media che cavalcano le notizie “gridate” mentre non amano le analisi razionali e approfondite: la notizia del miracolo fa titolo e fa vendere, mentre la sua smentita è noiosa e non la legge nessuno. La conclusione allora può essere una sola: se si vuole conoscere la realtà dei fatti bisogna controllare le notizie, verificare le informazioni e le fonti e avere la pazienza di leggere spiegazioni che possono essere lunghe e noiose, ma che superano quel livello di superficialità che caratterizza invece la maggior parte degli annunci relativi a miracoli e fenomeni prodigiosi».

Mentre l’ipotesi miracolistica sembra trovare il solo sostegno del giornalismo sensazionalistico e del trasporto emotivo dei fedeli, il fenomeno avvenuto negli Stati Uniti sembra più ragionevolmente spiegato dalla tesi, già abbozzata da M. Albertin, secondo cui nuovi stimoli potrebbero aver indotto il gesto o la reazione inusuale del bambino. Armando De Vincentiis, psicoterapeuta e consulente scientifico del CICAP, chiarisce questa posizione e ne ribadisce la plausibilità: «sapendo poco del bambino è ovvio che si possono solo fare affermazioni ipotetiche. Detto questo vorrei ricordare un episodio significativo che può spiegare quello che potrebbe essere successo al piccolo in questione. Ho lavorato per anni in una comunità per minori a rischio di devianza, in essa arrivavano piccoli provenienti da famiglie con diversi disagi e, spesso, gli stessi piccoli erano portatori di problematiche legate al comportamento (pseudoritardi, iperattivi, etc.). Tra loro c’era una bambina “muta” ma senza cause organiche. Semplicemente non parlava e la diagnosi fu “mutismo elettivo”. Una serie di problematiche socio-famigliari spinsero la bambina a non voler parlare con nessuno. Questo mutismo è durato anni, fino a quando una serie di piccoli cambiamenti casuali sia famigliari che scolastici hanno creato delle condizioni favorevoli allo sblocco della piccola. Essa parlò con una amica».

Spiega quindi M. De Vincentiis che «nel caso del presunto miracolo l’affidamento presso un altro ambiente, cambiamenti di abitudini o feedback differenti da parte di chi accudiva il bambino ed una possibile patologia come il mutismo elettivo, ritardo del linguaggio etc., hanno fatto si che, semplicemente, nel piccolo si sbloccasse qualcosa».

Pertanto, conclude chiaramente M. De Vincentiis, «fede, contesto e casualità dell’incontro con le reliquie hanno costruito il miracolo», per un evento fortemente sperato e che contempla una spiegazione scientifica capace, auguriamoci assieme ai genitori di John Paul, di suggerire nuove ed efficaci linee di intervento medico.

Manuele De Conti