Come si fa un Crop Circle?

Come si fa un Crop Circle?

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L’esercitazione del corso per Investigatori 2005

Ma come si fa ad appiattire il grano per fare un crop circle?
Ci vogliono strumenti ad alta tecnologia? Il CICAP continua a dire: “Niente di tecnologico per appiattire il grano, vengono usate le tavole da mettere sotto il piede e da tenere con le corde fissate ai lati delle tavole stesse.” Sarà vero?
L’ultima lezione del IV Corso di Indagine Scientifica del Presunto Paranormale, organizzato dal CICAP a Torino, aveva come titolo UFO e Cerchi nel Grano. I docenti erano i più esperti che si potessero trovare sulla piazza, Marco Morocutti e Francesco Grassi del CICAP, insieme a Edoardo Russo del CISU, ma quello che faceva venire l’acquolina in bocca era l’esercitazione pratica: andare nottetempo su un vero campo di grano, e far comparire un vero cerchio!
Quello che segue è un resoconto dell’avventura?

Martedì 28 giugno 2005

Finalmente abbiamo la conferma: i proprietari di un campo di grano vicino a Bra sono disposti a rimandare la trebbiatura di una striscia grande abbastanza per fare il cerchio che abbiamo in mente. Ci accordiamo per rimborsare la piccola parte di grano danneggiato, e loro ci lasceranno tutta la mattinata di domenica
per fotografare il cerchio dall’alto, prima di terminare il lavoro.

Venerdì 1 luglio

Stefano telefona all’Aeroclub di Fossano, per chiedere se è possibile organizzare un breve volo per la mattina di domenica. La segretaria dell’Aeroclub ci chiede dove vogliamo andare. “A fotografare un campo, vicino a Bra”
“Ma il campo da calcio in costruzione?”
“No, si tratta di un campo di grano”
“Aaaah, eccone degli altri fissati coi cerchi. OK, si può fare, appuntamento alle 10.30 all’aeroporto di Cuneo. Se ce la fate in mezz’ora di volo con il Piper ve la cavate con un centinaio di euro.”
Poteva andare peggio…
Dobbiamo inoltre organizzarci per non farci arrestare: avere una dichiarazione firmata dai proprietari del
campo, avvertire i carabinieri che saremo lì la notte, cose così. Intanto Sergio Brizio, il nostro “corrispondente” da
Bra, ci manda qualche foto del campo fatta dalla forca di un elevatore. Bellissimo!
Non vediamo l’ora di disegnarci sopra…

Sabato 2 luglio, mattina

La mattinata trascorre negli ultimi preparativi. Ci sono da comprare corde ed assi (eh sì, proprio loro!), da richiamare per conferma i proprietari del campo e l’Aeroclub, da comprare il necessario per il Coffee Break
al corso… ovviamente gli organizzatori (Andrea, Stefano e Mariano) arrivano in ritardo, quando già Francesco
Grassi e Marco Morocutti hanno cominciato a far conoscenza con gli allievi!

Al pomeriggio, Andrea e Stefano vanno in avanscoperta a Bra, per misurare con cura il campo e capire bene dove si trova, in modo da saperlo ritrovare al buio. Il campo è in fondo ad una stradina sterrata tutta buche, non si vede una casa nei dintorni, certamente nessuno verrà a disturbarci. Andrea e Sergio misurano il campo…

Maledizione! Al manovratore della mietitrebbia deve essere scappata la mano. Il campo è molto lungo, più di cento metri, ma una ventina di metri più stretto del previsto. Andrea telefona immediatamente a Torino per avvisare Francesco e i corsisti: bisogna rifare i conti sul disegno, ed è meglio non doverli fare al buio. Ne approfittiamo anche
per rilevare la posizione col GPS: sarà più facile trovare il cerchio dal cielo, domenica.

Sabato 2 luglio, sera e notte

Arriva la sera, e gli allievi del corso raggiungono Bra insieme a Mariano, Francesco e Marco. Ci spostiamo in una pizzeria, dove prendiamo gli ultimi accordi e Francesco mostra finalmente il disegno, con le quote corrette per la nuova dimensione del campo. Mariano, invece, si concentra sul menu della pizzeria. Ma non è poi così lontano dal tema della serata: Grassi ha più volte ricordato che la pizza altro non è che un “cerchio di grano”. Marco Morocutti ha con sé la fida videocamera: spera di immortalare i lavori su nastro, ma qualcosa non va… evidentemente le “energie” che agirebbero all’interno dei crop circle riescono ad agire prima ancora che la formazione venga realizzata e altrove. Siamo ancora in pizzeria, e il comportamento della telecamera è già anomalo; in altre parole, è  completamente fuori uso. Si dovrà limitare ad una registrazione audio… Il cerchio finito avrà una trentina di metri di diametro. Speravamo di poter fare qualcosa di più grande, ma il campo è quello che è (e noi siamo anche tutti principianti assoluti, quindi non vogliamo neanche strafare!).
Poi ci spostiamo sul campo. Per quanto siamo nella più piena legalità, per capire come funzioni e “ricreare
l’atmosfera” del vero circlemaking abbiamo deciso di comportarci come se non volessimo farci beccare: abiti
scuri, niente luci o quasi. In “tenuta da circlemaker” prepariamo gli attrezzi. È sorprendente come, anche in una notte senza luna, gli occhi si adattino al buio! Per non guastare la visione notturna, poche foto col flash, e chiudendo gli occhi…

Ed eccoci al lavoro, con la famigerata e discussa tecnica “assi e corde!” Non ci vuole veramente altro, ed è sorprendentemente facile e veloce una volta che uno impara qualche trucco (che vi lasceremo scoprire da soli: come i prestigiatori, anche i circlemaker hanno i loro piccoli segreti!). Come in ogni crop circle che si rispetti, ci aspettiamo qualche fenomeno misterioso: ed ecco, infatti, gli orbs, a decine e di tutti i colori! Per quanto ritenuti da qualcuno misteriosi, questi “oggetti” invisibili ad occhio nudo non sono altro che il riflesso del flash sulle particelle di polvere in sospensione nell’aria. Siamo assolutamente troppi per un cerchio di queste dimensioni, e molti sono spesso inattivi. Andrea e Stefano ne approfittano per un pisolino prima di rientrare a casa. Domani li aspetta un’altra avventura.

Domenica 3 luglio

Dopo essere andati a letto alle quattro, arrivare all’Aeroporto Internazionale di Cuneo-Levaldigi per le dieci e mezza è un’impresa quasi titanica, ma Andrea e Stefano non si fanno spaventare e fanno conoscenza con il loro prossimo mezzo di trasporto, un eroico Piper Warrior II della fine degli anni ’70, pilotato da un signore baffuto con l’aria da cow-boy. Non è un Airbus, ma almeno è di alluminio: meglio dell’ultraleggero di due anni fa, fatto di legno e tela…

Mentre gli allievi del corso, a Torino, sono in visita all’archivio del CISU, si decolla. Dopo una ventina di minuti di volo il GPS, per l’occasione trasformato in “rivelatore di cerchi nel grano” comincia a fare bip: ci dovremmo essere!

E infatti eccolo! Al buio non si capiva assolutamente come fosse venuto, ma non sembrano esserci errori. La notte lo spazio rimasto ci era sembrato molto minore: peccato, forse avremmo potuto farne un secondo nella parte di campo rimasta intatta. Chiediamo al pilota di avvicinarsi e fare qualche giro intorno al cerchio. L’aereo è veloce, si inclina e balla moltissimo: è difficile fare le foto, ed infatti vengono quasi tutte leggermente mosse, ma il cerchio è
regolare e senza difetti. Bene, siamo assolutamente soddisfatti del risultato ottenuto! Francamente non ci saremmo aspettati un risultato del genere e sui visi di tutti gli allievi si legge una grande soddisfazione nel vedere l’opera
realizzata.

Missione compiuta!


Articolo di Stefano Bagnasco